Restauro del giardino romantico della Fondazione Magnani-Rocca
Un nuovo disegno paesaggistico, radicato nel tempo e aperto al futuro.
Restaurare un giardino storico non è solo un lavoro tecnico: è un gesto di ascolto, di rispetto, di visione.
Così ho vissuto il progetto di restauro del Parco Romantico della Fondazione Magnani-Rocca, realizzato grazie al sostegno del Ministero della Cultura e ai fondi PNRR e in stretta collaborazione con l’architetto Alberto Bordi.
Non si è trattato di una semplice manutenzione, ma di una riscrittura paesaggistica rispettosa della memoria, ma con lo sguardo rivolto al futuro. Abbiamo lavorato con la consapevolezza che questo parco, unico nel suo genere, andava trattato come un’opera d’arte vivente.
Una visione paesaggistica per il presente
Il nostro obiettivo era chiaro: dare al parco una nuova leggibilità, restituendone le forme, i volumi, le prospettive, ma anche creando un’esperienza viva, capace di parlare alle persone di oggi.
Ho scelto personalmente le collezioni botaniche che oggi compongono il nuovo paesaggio: quasi 9.000 nuove piante, oltre 100 specie e varietà.
Viburni, osmanti, magnolie, iris, ortensie – ogni specie è stata scelta per dialogare con l’atmosfera del luogo, accompagnare le presenze storiche e arricchire la percezione sensoriale.


Perché intervenire
Il parco, esteso per 12 ettari, è un unicum italiano: una cornice paesaggistica di straordinaria ricchezza botanica e storica, accostata a una collezione d’arte di altissimo livello.
E' un museo del paesaggio che ospita tutte le epoche dell’arte del giardino, dal Rinascimento all’oggi: un dialogo tra giardino all’italiana, all’inglese e contemporaneo.
Tuttavia, la senescenza del patrimonio arboreo, l’inaccessibilità di alcune aree e la perdita di leggibilità del disegno paesaggistico ne mettevano a rischio l’identità e la fruizione.
Era urgente fare qualcosa.

Un restauro incentrato sul patrimonio botanico
Abbiamo ridisegnato le visuali storiche, recuperato viali perduti, ripristinato siepi perimetrali, creato nuove piantagioni, valorizzato le aree boscate con sottobosco autoctono e ripensato l’ingresso come un “tunnel verde”.
Ogni scelta è stata guidata dalla conoscenza agronomica e botanica, ma anche da un forte senso di responsabilità per restituire coerenza al racconto del giardino.
Tutto il patrimonio arboreo del parco è stato censito, oltre 1.000 alberi sono stati oggetto di analisi e valutazione delle condizioni di salute e stabilità. Abbiamo effettuato potature selettive , concimazioni speciali, rilievi tomografici, e recuperato le condizioni del suolo.
I tre esemplari monumentali iscritti al registro nazionale sono stati monitorati e valorizzati con tecnologie avanzate, rispettando la libertà di crescita voluta da Luigi Magnani.
Non sono mancati i restauri architettonici delle statue, della fontana cinquecentesca e dell'antico oratorio seicentesco, riconnesso al giardino e nuovamente visitabile.
Anche l’impianto di irrigazione è stato ripensato in ottica ecologica, riducendo gli sprechi attraverso il recupero delle acque piovane.
Sono stati recuperati i tracciati dei percorsi storici, oggi nuovamente leggibili e percorribili, restituendo coerenza al disegno originario del parco.
Il giardino all’italiana voluto da Luigi Magnani è tornato al suo antico splendore: la nuova pavimentazione in ghiaia ne ha ripristinato l’eleganza, i parterre di bosso sono stati ricomposti e arricchiti da una collezione di 15 differenti varietà di Iris germanica, Hydrangea paniculata 'Lime Light' e Hydrangea paniculata 'Great Star'.


La novità del Giardino Contemporaneo
È la parte più recente e visionaria del progetto: un’area completamente ripensata per raccontare il paesaggio con un linguaggio nuovo.
Ispirato al New Perennial Movement, il Giardino Contemporaneo nasce dove un tempo c’era un impianto formale privo di identità.
Lì ho immaginato un giardino che non fosse statico, ma
dinamico,
sensoriale, in dialogo costante con il tempo e con l’arte contemporanea.

Più di 6.500 piante erbacee, bulbose e perenni di oltre 20 specie diverse si alternano in un disegno che sembra spontaneo, ma è frutto di un attento equilibrio botanico ed estetico.
Colori, texture, altezze e fioriture sono stati studiati per creare un paesaggio che fiorisce, si trasforma, racconta.
In questo spazio il giardino non è solo da osservare: è da attraversare, da sentire. Un’opera viva, in continua mutazione, che estende idealmente la collezione artistica della Fondazione fuori dalle sale del museo.
Il Biolago
Cuore ecologico e poetico del giardino all’inglese, il biolago è uno degli interventi più significativi del restauro.
Un tempo prosciugato e dimenticato, oggi questo specchio d’acqua è tornato a vivere grazie a un progetto che unisce ingegneria naturalistica e visione paesaggistica.
Il nuovo lago non è solo un elemento scenografico: è un ecosistema autonomo, rigenerato attraverso sistemi di fitodepurazione e popolato da ninfee, piante acquatiche, insetti, anfibi e uccelli

Abbiamo voluto restituire al giardino una presenza che raccontasse il tempo e la vita in modo silenzioso ma potente.
Nel biolago si riflette il cielo, ma anche l’anima del parco: un luogo di quiete, biodiversità e contemplazione, dove l’acqua non è solo paesaggio, ma memoria fluida, che torna a scorrere.


La biodiversità come valore culturale
Uno degli aspetti su cui ho investito maggiormente è stato quello della biodiversità.
Abbiamo creato nuovi ecosistemi: un prato fiorito, un bosco per picchi, rifugi per insetti, bat-box, cassette nido.
Abbiamo anche razionalizzato gli sfalci, lasciando spazio alla natura spontanea, affinché il parco potesse tornare a essere un ambiente vitale, narrante, non solo decorativo.
Un parco da vivere e ascoltare
Il risultato è un paesaggio che oggi si presenta come un museo all’aperto, ma vivo. Un luogo da osservare, percorrere, abitare. Un giardino in cui la natura non è sfondo, ma protagonista.
Abbiamo trattato questo parco come un’opera d’arte. Con rigore, passione e visione.
E oggi, chi lo attraversa, può sentire che qualcosa è cambiato:
la natura qui ha ripreso a parlare.
